Sardegna Pride: facciamo un po’ di chiarezza
Al Pride nessuna censura. Dal MOS supporto legale per denunciare la molestatrice.
Il giorno seguente l’emozionante manifestazione del Sardegna Pride del 2 Luglio a Sassari, abbiamo letto la denuncia social di tale “Elen_alien” su presunte censure e molestie avvenute nel corteo e, ovviamente, abbiamo solidarizzato e condannato qualsiasi tipo di molestia.
Ci siamo però interrogatə su una narrazione della manifestazione molto diversa da come noi, e tante altre migliaia di persone, l’abbiamo vissuta ma, soprattutto, in netto contrasto con quanto realmente successo. Quando la polizia ha sollevato il problema del seno nudo, prima della partenza, la nostra risposta è stata: “Al pride ognunə sfila come meglio crede, ci assumiamo noi la responsabilità di qualunque conseguenza”. E di fatto così è stato. Chiunque ha potuto sfilare nel modo in cui ha preferito senza alcun richiamo, segnalazione o identificazioni da parte delle forze dell’ordine. Ovvero: nessuna censura!
Inoltre, diversamente da quanto scritto, nessuna persona dell’organizzazione ha mai interagito con l’autrice del post né tantomeno con il suo movimento. Solo dopo una lunga ricerca, abbiamo scoperto che l’unico contatto era stato con una delle tante volontarie che hanno dato la propria disponibilità, il giorno del corteo, per impegnarsi nella sicurezza dei camion presenti. Volontaria che sarebbe stata immediatamente sollevata dall’incarico se l’episodio fosse stato segnalato.
Le posizioni espresse dalla volontaria, secondo quanto leggiamo, erano infatti in netto contrasto non solo con la storia del Sardegna Pride, e di ognuna delle associazioni che lo compongono, ma anche con il documento politico e il percorso verso il Pride, con approfondimenti proprio sulla violenza di genere, il consenso, la prostituzione schiavizzata e il linguaggio inclusivo. Ma la segnalazione è arrivata solo il giorno seguente sotto forma di accusa social a tutta l’organizzazione. Possiamo capire la confusione del giorno ma sarebbe bastato comunicarlo ad una delle tante associazione del coordinamento, presenti ognuna con un proprio carro, per chiarire l’equivoco. Segnalazione che ci aspettavamo sia da persone singole che, di sicuro, da realtà organizzate, in nome di quella lotta intersezionale, tanto decantata, ora ridotta ad una dimensione social politicamente squalificante. Un Pride per essere veramente “per tutt*” avrebbe bisogna della collaborazione fra le diverse realtà, non la loro opposizione.
Chiarito l’equivoco rimane la denuncia di molestie, avvenute durante il corteo, che per noi è gravissima e non può limitarsi a un semplice sfogo social, per questo abbiamo offerto ad Elena tutto il supporto legale e materiale per poter finalizzare la denuncia contro la molestatrice. Perchè, lo ribadiamo ancora una volta: la violenza di genere e la violazione del corpo altrui, non conoscono sesso, genere o orientamento sessuale ma solo il consenso che deve essere sempre chiesto e che può essere ritrattato in qualunque momento e violarlo significa entrare in una logica di violenza sessuale. Per questo è importante che le persone più consapevoli non facciano passare sotto silenzio, o semplicemente sui social, tali violenze e che le denuncino sempre e comunque per dare esempio e stimolo a tutte le donne e le persone che non possono o non riescono a denunciarle.
Movimento Omosessuale Sardo